Una vita in danza, l’amore di Bruna

La straordinaria carriera e l’incontro con la leggenda Rudolf Nureyev, le tournee in giro per il mondo e la passione per l’insegnamento. E’ la magica storia della prima ballerina della Scala Bruna Radice, che oggi trasmette alle giovani allieve (nella foto con una di loro) l’amore per la danza.

Com’è stata la sua giovinezza?

Certamente impegnativa, ero sempre alla Scuola di ballo del teatro alla Scala di Milano. Il tempo per il divertimento era davvero poco.

La scelta che le ha cambiato la vita?

Sicuramente quella di ballare, sogno che coltivavo sin da bambina senza però sapere che un giorno sarebbe diventata realtà. Ed invece è andata davvero così: dopo il diploma alla Scuola di ballo del teatro alla Scala, neppure 19enne partecipai a Mosca al corso di perfezionamento alla scuola del teatro Bolshoi.

Poi cosa accadde?

Al ritorno dalla Russia, lavorai con il gruppo di Carla Fracci, un’esperienza che mi arricchì molto. E così nel 1976 vinsi il concorso alla Scala in qualità di solista, a cui nel 1981 è seguito il riconoscimento di prima ballerina: continuando la professione, poi, sempre alla Scala mi diplomai “Maitre de Ballet”. Negli anni ho danzato nei balletti classici curati dai più importanti coreografi sulla scena internazionale: Lago dei cigni, Don Chisciotte, Bella addormentata, Schiaccianoci, la Bisbetica domata e tanti altri ancora.

Quando avvenne l’incontro con la leggenda Rudolf Nureyev?

All’inizio degli anni Ottanta quando, proprio accanto al celebre ballerino che già conoscevo, partecipai alla tournée del Corpo di ballo della Scala al Metropolitan Theatre di New York. Nureyev era un vero e proprio genio non solo della danza, ma anche dell’arte, della musica e della cultura.

Ma lei ha ballato anche con Roberto Bolle…

Allievo proprio di Nureyev, Bolle possiede un talento straordinario e una classe cristallina. Ma sono due personalità completamente diverse.

Negli anni sono state diverse le tournee in giro per il mondo…

La più prestigiosa è stata certamente quella a metà degli anni Ottanta in Giordania, quando ero al seguito della visita ufficiale del presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Quando appese le ballerine al chiodo?

Nel 2000 conclusi il rapporto di lavoro con il teatro alla Scala partecipando alle produzioni dei colleghi coreografi. Forte di un’esperienza trentennale, decisi quindi di trasmettere alle giovani allieve la passione che tuttora provo per il mondo della danza. Fu così che presero il via i corsi alla Scuola sociale, dove sono impegnata quasi tutti i giorni della settimana.

Il suo principale difetto…

Mi coglie impreparata: non so se sia un difetto, ma sono una gran perfezionista.

Qual è il suo piatto preferito?

Il vitello tonnato d’estate, mentre d’inverno adoro la polenta e il brasato.

La sua squadra del cuore…

Non sono una gran tifosa. E allora le dico Milan quando ci giocava mio cognato Roberto (Donadoni  ndr). Adesso che invece allena il Bologna, il mio cuore batte per i colori rossoblu.

Quali sono i suoi hobby?

Cucire e lavorare a maglia, entrambi passatempi che mi trasmettono una gran tranquillità.

Qual è il suo motto?

Nulla è impossibile. Non sopporto quando le mie allieve mi dicono “Non ci riesco”: bisogna sempre provarci. E’ stato proprio questo il segreto dei miei successi: grazie alla costanza, poi, si possono raggiungere risultati straordinari”.